Dopo ventidue anni e trentuno trofei conquistati, Andres Iniesta lascia la squadra che l’ha fatto diventare grande e che lui stesso ha contribuito a far diventare grande, vale a dire il Barcellona.
Iniesta può tranquillamente essere considerata una delle ultime bandiere del calcio mondiale per quanto ha dato al calcio e quanto ha ottenuto. Era il 1996 quando, dopo alcuni trascorsi nelle giovanili dell’Albacete, il centrocampista faceva la sua prima apparizione nel Barcellona: prima il team junior, poi la squadra B ed infine la squadra A a partire dal 2002.
E da lì sono arrivati innumerevoli trofei: otto campionati spagnoli, sette Supercoppe spagnole, sette Coppe del Re, quattro Champions League, tre Supercoppe Europee e tre Coppe del mondo per club. E poi la grande nazionale spagnola dell’ultimo decennio, quella capace di conquistare consecutivamente due titoli europei ed un Mondiale.
È stato per tanti anni il padrone del centrocampo, il costruttore di gioco, l’assist-man in favore di Messi & Co: è stato il perno di quel gioco passato alla storia come tiki-taka. Non a caso, alla vigilia di un incontro del 2009, il baronetto del calcio inglese, sir Alex Ferguson, dichiarò che non era spaventato dal marcare Messi, bensì da Iniesta: “È fantastico, lavora per la squadra, il modo in cui trova i passaggi, il suo movimento e la capacità di creare spazi è incredibile”, le sue parole.
Ora sta per giungere la fine di un’era. A fine stagione, Iniesta lascerà il Barca ed è lui stesso ad informare tutti in una conferenza stampa svolta in lacrime. Sa di non poter dare tutto quello che ha dato in passato – adesso ha 34 anni – e non vuole essere un peso per il club tanto amato e contro il quale non riuscirebbe mai a giocare. Così la decisione di farsi da parte, ma non di abbandonare il calcio: si profila, per lui, un’ultima esperienza all’estero, probabilmente in Cina, dove tributi e milioni lo attenderanno.